Un’altra Italia

Inizierei col dire che finalmente qualcosa per cui ho votato ha vinto per davvero. E che era circa dalle elezioni dei rappresentanti di classe al Liceo che non accadeva. In quel caso votavo per me stesso. Per il resto quella che vorrei provare a fare è una riflessione seria e il più obiettiva possibile.

Ho evitato quasi del tutto di commentare sui social network la maratona elettorale appena conclusasi, ma non è mia abitudine tacere sull’argomento. L’ho fatto per due motivi principali. Il primo è il tentativo, nell’ultimo periodo, di essere un po’ meno dispersivo sui social, ossia di pubblicare meno cose e più significative, indice anche di una mancanza di tempo o per lo più della volontà di occuparlo diversamente. Il secondo è che in realtà avevo già tutto pronto in testa per scrivere qualcosa di più corposo: ho tenuto dentro di me ogni valutazione, forse anche per scaramanzia, e ora posso finalmente metterla nero su bianco.

Ho votato PD, senza troppi dubbi, come faccio da (quasi) sempre. Ma è la prima volta, lo giuro, che lo faccio, appunto, senza troppi dubbi, senza dovermi turare il naso.

Non ho votato M5S perché al momento sarebbero stati pericolosi. Lo stesso Grillo ammetteva in qualche modo che se avesse vinto le scorse politiche si sarebbe messo le mani nei capelli: non avrebbe avuto a disposizione persone competenti e capaci di governare, per di più con un peso sulle spalle così grosso. Oltre a questo pericolo di impreparazione c’è il più ovvio pericolo “sociale” che il movimento rappresenta. Buona parte dei parlamentari grillini è in buona fede, ha voglia di fare e si è avvicinato alla politica per passione, del resto sono stato uno dei pochi, a sentire le persone che conosco, ad essere stato parzialmente contento del loro ingresso in Parlamento alle scorse elezioni e a sostenere e apprezzare (a tutt’oggi) una parte degli intenti, del programma (se così si può chiamare) e della grinta dei 5 stelle. Peccato che, per prima cosa, i parlamentari di Grillo non si siano mossi quando avrebbero potuto. Perchè non votare Prodi e ostinarsi a presentare un proprio candidato? Perchè non accettare di dare la fiducia al governo Bersani prima e a quello Renzi poi, almeno per visionare le proposte presentate da entrambi? Perchè scendere agli insulti ad personam durante le discussioni parlamentari (ok, non sono gli unici, ma ciò non li giustifica) anzichè instaurare un dialogo pacifico e costruttivo con le altre forze dell’emiciclo? Il tentativo di restare duri e puri non ha dato il risultato sperato e, anzi, ha fatto apparire (ingiustamente) il movimento 5 stelle come un insieme di inutili buffoni, con la fissa per le scie chimiche, i microchip sottocutanei, le sirene e il CAPS LOCK. Io so, per certo, che dal movimento può nascere qualcosa di molto, molto buono. in tempi non sospetti ho seguito Travaglio e Grillo nei loro video e molti di essi erano parecchio interessanti, ma nulla di tutto ciò si è trasformato in una proposta concreta, in un cambiamento vero. Finora si è solo cavalcata l’onda della rabbia e, come per la Lega, dell’ignoranza (davvero tanta, tra gli elettori 5 stelle), con un leader incapace di rispondere sui punti veri del programma, sul perché delle proposte, ma soprattutto sul come realizzarle. Il fantomatico referendum sull’uscita dall’euro sarebbe incostituzionale, per dirne una, ma Grillo ha esplicitamente detto che non gliene frega nulla. Nemmeno a noi, a questo punto. M5S va responsabilizzato ed è una priorità per il bene di tutti, a partire da Grillo stesso, eliminare l’aura di settarismo del duumvirato Grillo-Casaleggio (quanto sono inquietanti il ruolo e la figura di Casaleggio?) nonchè l’alone di pseudoscienza e pseudoreligione che circonda tutto il movimento. Più che i parlamentari, vorrei sottolineare, sono pericolosi gli elettori grillini, che sono in gran parte gli indignados partoriti dalla crisi economica. Il sonno della ragione genera mostri (SVEGLIAAAAA!!11!).

Non ho votato Berlusconi per ovvi motivi, benché io creda che tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati un po’ berlusconiani…ma poi basta. Berlusconi rappresenta l’Italia di cui mi vergogno, insieme a tutti i suoi elettori. L’Italia delle feste e dei festini, della superficialità, delle raccomandazioni, della sboccataggine, del sessintutto, della Milanobene, Romabene, Benebene, del “tanto mio padre ha l’azienda”, di Uomini e Donne, di Studio Aperto, di Barbara D’Urso, dei bambini che cantano in prima serata, dell’orsetto Knut, del ghetto dei rapper italiani, dei poveri comunisti, del Grande Fratello. Spero che per voi tutti questi siano “ovvi motivi”. ma vi rispetto in ogni caso.

Non ho votato Lega perché è un partito xenofobo e ignorante, che sfrutta a sua volta l’ignoranza popolare dei cosiddetti Padani per prendere consensi. Il peggio del peggio, davvero. Mi vergogno davvero tanto di loro, però forse hanno una certa dignità e integrità, rispetto ai senza midollo di Forza Italia. O forse no.

Non ho votato NCD perchè sono quelli furbi ma senza futuro. Abbandonare la nave prima del naufragio è stata un’abile mossa e condivisibile, ma senza un capitano, benché fosse uno Schettino, non sanno da che parte si trovi la terraferma. Non hanno un’idea che sia una, se non qualche paletto inamovibile basato su strane concezioni pseudoreligiose. Bene che abbiano tolto da Berlusconi un po’ (tanta e ulteriore) terra sotto i piedi. Peccato che questa mossa abbia sostanzialmente contribuito alla disgregazione totale del Centrodestra italiano. Condivido infatti entrambe le affermazioni che vengono fatte a proposito: “il Centrodestra è morto” e “il Centrodestra è ancora Berlusconi”. Per me coincidono. Ribadisco che non è un bene.

Non ho votato l’Altra Europa, per quanto sostenga in parte la politica di SEL, perché, a mio avviso è il solito madornale errore della Sinistra italiana, del tentare di creare un mini gruppo “ancora più a sinistra perchè ora la Sinistra non è abbastanza Sinistra”, senza capire che magari, ogni tanto, l’Unione (ops) fa la forza. Niente contro Tsipras che ritengo un buon candidato, ma votare un greco solo perchè simbolo di una Grecia che più di tutte ha sofferto le politiche lacrime e sangue della Troika…bla bla…no. In ogni caso contento che nel suo Paese abbia vinto: in questo caso, nazionale, SÍ, la Grecia ne aveva bisogno.

Non ho votato Fratelli d’Italia perchè è troppo facile creare un programma DOPO aver fatto dei referendum del tipo “cosa vuoi che mettiamo nel programma?”. Anche qui, assenza di idee sensate. Quelle poche sono finte, nel senso che gliele hanno suggerite, e sono pure moralmente discutibili. Pure con l’aiuto da casa non vi ha votato nessuno. Chapeau. Peccato, perchè la Meloni ha grinta da vendere e Crosetto è un sottile (non fisicamente parlando) analista della situazione politica ed è sempre sul pezzo. Per fortuna, invece, perchè La Russa e altri fascistoidi è meglio che se ne stiano a casa loro.

Non ho votato gli altri partiti, perchè non esistono.

Nonostante tutto, per una volta non credo di aver votato “il meno peggio”, ma che Renzi sia in ogni caso il politico più capace che abbiamo a disposizione a Sinistra, ma anche in Italia, in generale. Se tutto questo fa di me un renziano, chiamatemi pure così, mi importa poco.

Non ero sicuro che Renzi ce l’avrebbe fatta. Avevo paura che il modo in cui si è impossessato della poltrona di Presidente del Consiglio, alcune sue nomine pericolosamente discutibili e altri più o meno gravi errori fin qui compiuti nel suo seppur breve percorso lo avrebbero potuto penalizzare, e non poco, nel devastato ed esausto panorama socio-culturale italiano. Forse sì, sono un cosiddetto “renziano della prima ora”, o per lo meno della seconda, ma con le dovute cautele. Fin dalle prime comparse sulla scena politica ho subito apprezzato la spinta dell’attuale Premier e la sua chiara impronta riformatrice e rottamatrice. D’altra parte non ho mai sopportato i salotti borghesi, siano essi di Sinistra o di Destra, con le citazioni a sproposito del “caro leader” del tempo che fu, il ricordo idealizzato di un passato forse nemmeno chiaro. “Quando c’era Berlinguerquando c’era Togliatti…” hanno per me la stessa validità pratica (e sottolineo pratica) del nostalgico “quando c’era Mussolini…” per il semplice fatto che sono affermazioni che si limitano a descrivere un ideale che, nei fatti, la maggior parte delle volte non viene inseguito, per il quale non ci si batte davvero. Se davvero la Sinistra italiana avesse avuto come modello il passato non avrebbe trascorso gli ultimi vent’anni della sua storia barricata dietro alla figura, comoda, di Berlusconi e i suoi, con gli innumerevoli leader delle correnti e correntine intenti a gareggiare su chi incarnasse meglio lo spirito della VERA Sinistra, con risultati imbarazzanti. Tuttora sopravvive nel PD più di un’anima ed è un bene che le cose stiano in questo modo: un partito del genere è sicuramente più difficile da gestire rispetto a Forza Italia, per esempio, che è nella sostanza per lo più un’azienda con il suo rigido organigramma, ma certamente questo lo rende un vero partito e qualcosa che più si avvicina all’idea che io ho di democrazia. Non in nome della democrazia a tutti i costi si può però ridurre un partito a un colabrodo, perchè ogni decisione venga discussa e ridiscussa finchè le intenzioni non si infrangano tutte contro gli scogli, dato che, lo abbiamo visto, il PD così facendo non si è mai trovato unito d’accordo prima di Renzi e non ha mai mosso un dito. Non nella direzione giusta, almeno.

Qual è il significato di questo 40% abbondante? Significa che esiste davvero un’altra Italia, un’Italia diversa, della quale pure io avevo dubitato fino all’ultimo, o che forse stiamo entrando di nuovo in un altro ventennio, che il popolino ha trovato il suo nuovo Mussolini, il suo nuovo De Mita, il suo nuovo Berlusconi? Entrambe le cose. Per quanto Renzi mi sembri diverso dai soggetti citati, mi potrei anche aspettare che, qualora durasse a lungo, degeneri verso le altre figure(acce) delle scorse Repubbliche.

Grillo ha perso per colpa sua e per merito dell’ebetino, che ha sottratto voti ovunque e ha saputo interpretare, al contrario di Bersani, il grido delle piazze più di lui. Ha perso perché non ha permesso ai suoi parlamentari di agire, ha alimentato la rabbia e ne ha rigurgitata a fiumi per sparare sentenze a destra e a manca. Grillo scherza 9 volte su 10 (se vogliamo credere a Travaglio), ma non ha ancora capito che il contesto in cui si pone non gli permette di farlo, non così. O forse l’ha capito ma, almeno fino a ieri, ha pensato che fosse controproducente agire diversamente. “Li giudicheremo con dei processi sulla Rete”, diceva Grillo fino a poche ore fa. Oggi è Grillo stesso ad essere processato, dai suoi, però, non da Renzi che, furbescamente, ha lasciato che il karma facesse il suo corso, nonostante i tentativi della Iena Lucci di fargli rispedire al mittente tutti gli insulti.

Nel teatro europeo siamo l’unico Paese, insieme alla Germania, che ha avuto ottimi risultati per il partito in carica nel parlamento nazionale e ha arginato i partiti antieuropei. Non chiamerei questi ultimi populismi, perché, volendo, anche Renzi ha giocato la carta del populismo in queste elezioni (non mi riferisco agli 80 euro). Dipende dal senso che diamo alla parola “populismo”. Altrove il risultato è stato ribaltato (Francia e Inghilterra sono i risultati più eclatanti) e/o hanno visto un buon posizionamento dei partiti non solo antieuropei, ma anche xenofobi e neonazisti (Ungheria, Grecia…). A luglio inizia il semestre italiano di presidenza della Commissione Europea e ci troviamo in questa condizione di incredibile forza e credibilità, sia interna che estera. Forse è tutto apparente, visto che un NCD così debole e una Scelta Civica data per dispersa fanno scricchiolare l’impalcatura del Governo ed è del tutto improbabile un rimpasto.

In ogni caso è bene approfittare delle luci di scena che stanno per illuminarci e del fatto che non potevano farlo in un momento migliore. Chissà che il fantino Renzi, che parte dal grave handicap di guidare un cavallo non suo, né come maggioranza parlamentare, né come squadra di governo, non riesca davvero a piazzarsi davvero bene in Europa e far sì che l’Italia non conti, come sempre, come il due di coppe sulla scena internazionale. Lo spero per il bene del Paese.

Nel frattempo Grillo si sfoga dicendo che la sconfitta è reale, ma la colpa è degli italiani, popolo di pensionati incapaci di desiderare il cambiamento. Ho fatto anche io in passato, e più volte, il grave errore di incolpare elettori con idee diverse dalle mie di aver portato Berlusconi al potere. La verità, tuttavia, è che si perde sempre e solo per colpe proprie e mai altrui, che è scorretto affermare il contrario e ogni popolo ha il vincitore che si merita. E l’Italia che conosco non si meritava di finire con Beppe Grillo.